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9 giu 2018

REGOLE della Parrocchia di Medjugorje




La Parrocchia di Medjugorje accoglie migliaia di fedeli da tutto il mondo che giungono in pellegrinaggio spirituale. Un afflusso di persone notevole e costante, specie in determinati periodi dell’anno, come quello da aprile ad ottobre, che rende necessario istruire i fedeli affinché adottino comportamenti in piena armonia e sintonia con la sacralità e la particolarità del luogo, ormai universalmente accettato come santuario mariano. La Parrocchia si è, quindi, fatta carico di fornire le opportune linee guida e dare poche ma efficaci indicazioni pratiche ai pellegrini, da seguire durante la permanenza in loco ed evitare così problemi, incidenti, difficoltà, atteggiamenti e comportamenti sbagliati, disordine. Ogni momento trascorso a Medjugorje deve aiutare il pellegrino a vivere con fede il proprio rapporto con la divinità e raggiungere il giusto livello di comunione con essa. La Parrocchia di Medjugorje è il luogo deputato per la celebrazione quotidiana delle liturgie: le messe, infatti, vengono celebrate solo in questa chiesa e, solo su concessione del Parroco, anche nella vicina Cappella delle Adorazioni. I sacerdoti responsabili del corretto svolgimento delle pratiche religiose scongiurano, in tal modo, ogni iniziativa privata di organizzazione di messe presso pensioni, case private, cappelle, comunità o luoghi vari. Anche eventuali raduni di preghiera al di fuori di quelli canonici e regolari, devono ricevere l’autorizzazione del parroco locale. In chiesa ci si può rivolgere solo ai sacerdoti ivi in servizio: tutti gli altri, gli esterni, devono chiedere specifica autorizzazione per esercitare attività spirituali a contatto diretto con i pellegrini all’interno della chiesa: essi possono solo limitarsi ad affiancare gli altri nella celebrazione delle messe e possono concedere il Sacramento della Confessione solo se dispongono della necessaria giurisdizione per esercitarlo. I pellegrini hanno la possibilità di incontrare i veggenti e i sacerdoti della Parrocchia prendendo semplicemente un appuntamento presso l’Ufficio informazioni del Santuario. Ogni gruppo di fedeli deve essere condotto da guide professionalmente valide e preparate a svolgere al meglio questo incarico; a esse è destinata l’incombenza di registrare il gruppo appena esso giunge a Medjugorje, sempre presso l’apposito Ufficio informazioni del Santuario. Non si possono assolutamente organizzare programmi di preghiera e altre liturgie che si svolgano in parallelo o in alternativa al programma di preghiera serale già stabilito dalla Parrocchia. Superflue dovrebbero essere, inoltre, le raccomandazioni relative all’abbigliamento più consono da adottare e ai comportamenti dignitosi e rispettosi da tenere nel corso delle funzioni e in prossimità dei luoghi di preghiera, affinché non si rechi disturbo o distrazione agli altri raccolti in preghiera. Le candele, per esempio, possono essere accese solo in luoghi appositi: sul lato ovest della chiesa, vicino alla croce di legno. Non è permesso lasciare foto e oggetti votivi sul Podbrdo e sul Krizevac nè scattare fotografie nei momenti di raccoglimento in preghiera e durante le messe. Si tratta, in realtà, solo di piccoli accorgimenti che dovrebbero seguire tutti i pellegrini nel momento in cui mettono piede a Medjugorje e, in generale, in qualsiasi altro luogo sacro.

CIO’ CHE NON VA RIGUARDO MEDIUGORJE di P. Barnaba HECHICH

A Medjugorje e nell’ambito della pietà che nel mondo si sta sviluppando alla luce del messaggio di Medjugorje, sto notando da un po’ di tempo in qua, alcune forme negative di comportamento che vorrei mettere in evidenza allo scopo di provocare utili riflessioni e positive correzioni.

1. QUANTO AI MESSAGGI TERRIFICANTI

In primo luogo, sempre più frequentemente vengono diffusi opuscoli e volantini, ciclostilati o stampati, in cui si parla di presunte apparizioni, rivelazioni e locuzioni celesti (più o meno collegate con Medjugorje), che annunciano imminenti castighi ed eventi catastrofici, in punizione dei delitti e dei peccati che si commettono nel mondo. Quali portavoce di tali “messaggi” terrificanti vengono genericamente indicate persone di varia estrazione mistica, “una persona pia”, “un’anima devota’, “una religiosa di santa vita”, “una veggente che vuole conservare l’anonimato”, ecc. Il più delle volte si tratta di individui psichicamente deboli, magari sinceramente mossi da religioso sdegno contro i disordini morali che affliggono la società moderna e la chiesa di Dio. Nel loro zelo e nel loro desiderio di estirpare i mali queste persone ricorrono allo stile “apocalittico”, alle minacce, allo spauracchio. Si tratta ovviamente di invenzioni fantasiose, ma talvolta questi scritti sono frutto di una inconscia e malata persuasione – lentamente maturata nei più reconditi anfratti della psiche – di essere destinatari e portavoce di locuzioni dall’alto (da Dio, dalla Madonna, a angeli o da santi. In presenza di tali fenomeni della coscienza umana, bisogna osservare che il nostro Dio è il Dio della pace, della gioia, della serenità, dell’amore. Dio non ci vuole vedere nell’inquietudine; Egli ispira fiducia, non terrore. La rivelazione neotestamentaria ci ha fatto conoscere un Dio che, con cuore di padre e di madre ci ama e ci vuole salvi. Gesù ci chiama, sì, alla conversione; ci attira però a sé non con le minacce, ma con l’amore, dall’alto della sua croce (cfr.Gv 12,32). Egli suscita in tutti confidenze e abbandono totale. Coloro che, sia pure con intenzione retta, pretendono di convertire il mondo inventando visioni o messaggi celesti, minacciando cataclismi, e con ciò seminando panico tra la gente, sono “falsi profeti”, non ispirati da Dio, ma subdolamente ingannati da Satana. E se Dio, nella Bibbia, ha ispirato agli autori sacri lo stile apocalittico, se in via eccezionale Dio lo può usare ancora, con ciò non siamo autorizzati noi ad usarlo. Con le minacce nostre, incautamente attribuite a Dio o a qualche rivelazione, la gente non si converte, ma perde la fede perché è portata a pensare a un Dio tiranno e cattivo. Le minacce da noi inventate non producono amore, ma terrore, delusione, sfiducia, rabbia, ribellione. S. Paolo stesso ci esorta “a non lasciarci facilmente confondere e turbare da pretese ispirazioni. Nessuno – Egli dice – vi inganni in alcun modo! (2Tess 2,2). Infatti “Dio non ci ha donati alla sua collera, ma all’acquisto della salvezza per mazzo del Signore Nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con Lui” (1 Tess 5,9-10). Frasi come questa: “In questi giorni il Signore, apparendo a un’anima devota, Le ha detto…” o altre simili, in cui,sotto pseudonimi o dietro l’anonimato,vengono propagandati come voci del cielo i propri convincimenti, non meritano attenzione, e i volantini che le contengono vanno cestinati senza esitazione.

2. NON MASSACRARE I VEGGENTI

Un secondo tipo di comportamento, che -a dir poco— vorrei chiamare sconcertante, è quello di alcuni pellegrini, specialmente italiani, che si recano a fare visita ai veggenti nelle loro case. Si tratta di quei pellegrini petulanti, che non hanno nessun rispetto per la capacità di resistenza fisica e umana dei veggenti, per la “privacy” delle loro famiglie, per la loro stessa personalità. Accanto a domande legittime e giuste su ciò che è la sostanza dei messaggi e sull’esperienza personale dei veggenti si fanno domande assurde ed incredibili: sembra quasi che qualcuno abbia scambiato la Madonna per un’impiegata che stia allo sportello di un ufficio informazioni. Altri ancora, anziché lasciare al capo-gruppo il compito di raccomandare il gruppo stesso alle preghiere dei veggenti e alla protezione della Madonna, vorrebbero raccontare per filo e per segno ai veggenti tutte le loro sofferenze e i loro problemi. Quando si pensa che, in una giornata, da Marija e da Vicka arrivano migliaia di persone, se ognuna raccontasse loro in dettaglio le proprie situazioni, i veggenti dovrebbero trasformarsi in supermoderni computer per memorizzare tutte le particolarità che vengono loro raccontate. La Madonna conosce le necessità di ognuno. E’ quindi inutile affannarsi a raccontare ai veggenti quello che la Madonna già sa! Altri pellegrini scambiano i veggenti con la Madonna stessa: cercano infatti di toccarli, di baciarli, di accarezzarli, di strofinarsi addosso a loro, ecc. Ritengono forse che il contatto diretto porti fortuna o procuri maggiori grazie? Dio non ha bisogno di corpi intermedi per compiere le sue meraviglie’.

3. NON VOLER LASCIARE IL SEGNO DEL TUO PASSAGGIO

Un terzo aspetto negativo è quel diffuso esibizionismo pseudo - religioso, che compare frequentemente anche in altri luoghi di preghiera e di culto, che induce le persone, desiderose di lasciare un segno della loro generosità, a pretendere una destinazione precisa delle loro offerte. Alcuni arrivano al punto di voler imporre al personale della parrocchia le loro soluzioni e i loro punti di vista. Assistiamo così al disgustoso proliferare di tali impronte personali: immagini, quadri, statue, croci, rosari, scritte, lapidi vengono collocati da privati nella chiesa, nella canonica, nei dintorni, sul Podbrdo, sul Kricevac e in altre zone del territorio parrocchiale, senza alcuna autorizzazione o consultazione coi responsabili della parrocchia, senza alcun criterio di opportunità o di pianificazione in vista di futuri sviluppi. I padri sono troppo occupati, non hanno tempo di pensare a queste cose, non hanno autorità sui luoghi estranei alla proprietà parrocchiale; ed ecco che alcuni se ne approfittano per “immortalarsi” con qualche segno o monumento, collocato a proprio capriccio nei posti più impensati e più inopportuni.

4. NON PROFANARE IL LUOGO SACRO NE’ LA CONFESSIONE.

Un diffuso permissivismo induce alcuni turisti delle spiagge dalmate, ma anche alcuni pellegrini sconsiderati, a recarsi a Medjugorje e a circolarvi in abbigliamento assolutamente sconveniente per un luogo così sacro. Senza voler essere puritani, bisogna in ogni caso dire che pantaloncini troppo corti, scollature e minigonne vertiginose non fanno certamente onore alle persone interessate. I padri della parrocchia il più delle volte non possono intervenire; ma ognuno dovrebbe avere il buonsenso e il buongusto di vestirsi secondo le esigenze del luogo e la modestia cristiana.

Vorrei infine rivelare ancora un aspetto negativo di comportamento che riscontro a Medjugorje. Ascoltando a più riprese e in varie lingue le confessioni sul prato accanto ella chiesa e confrontando gli atteggiamenti dei pellegrini di varie nazionalità, ho fatto nel mio intimo qualche riflessione sul modo di confessarsi dei medesimi. Ho constatato che molti italiani non sanno confessarsi. Era una mia impressione, che per molto tempo non osai comunicare ad altri. Un giorno se ne parlò in comunità, coi padri di Medjugorje e con quelli dei conventi vicini che vengono lì per aiutare. Con mia meraviglia mi resi conto che la stessa impressione l’avevano avuta anche loro. Le osservazioni più ricorrenti erano queste: “Gli italiani confessano più volentieri i peccati altrui che i propri. Molti, anziché riconoscere i propri peccati, cercano di giustificarli o di attenuarne la responsabilità; molti dimostrano di aver più bisogno del psicoterapeuta che del confessore’. Sono alcuni aspetti di vita, che non vorrei più vedere a Medjugorje. Capisco: di fronte a milioni di pellegrini pieni di fede e desiderosi di autentica conversione, i comportamenti da me registrati sono poca cosa. Ma l’averli segnalati potrà indurre qualcuno che si reca a Medjugorje, ad atteggiamenti più consoni alla pietà, all’umiltà e alla fiducia in Dio.

P. Barnaba Hechich, francescano del Pontificio Ateneo Aritonianum



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